"Soprannomi"
Quante volte, ad ognuno di voi, sarà capitato di intrattenersi in una conversazione con un caro amico d’infanzia o di scambiare piacevolmente quattro chiacchiere al bar con gli amici di una vita, o semplicemente sarà capitato di incontrare per strada un perfetto sconosciuto che vi chiede alcune informazioni; si tratta di circostanze di vita assolutamente comuni, facenti parte del nostro quotidiano! Poniamo caso ora che, mentre state seduti comodamente al bar a sorseggiare una birra fresca, uno dei vostri amici, ammiccando un sorriso, dica: ”Sapiti chiju chi nci ncappau a Paulu a farvetta?”. A quel punto l’intera compagnia, particolarmente incuriosita, sprona l’amico a non tenere la notizia riservata ma a rivelarla, in modo che tutti possano gustare l’ennesima cialtroneria di questo buffo personaggio di paese. Non c’è persona che non lo conosca, non c’è persona che non scoppi a ridere nel momento in cui si raccontano le sue varie peripezie. Supponiamo ora, invece, che dopo tanto tempo vi troviate con un vostro caro amico davanti ad una foto, ingiallita dal tempo, che vi ritrae nel primo giorno di scuola, classe 1970. Sorridete constatando quanto siate cambiati e come gli anni passino velocemente … fate a gara, con il vostro amico, per vedere chi ancora ricorda tutti i nomi dei compagni di classe che figurano in quella stessa foto. La memoria non è del tutto labile e nonostante il tempo trascorso, entrambi ricordate perfettamente come si chiamasse ogni componente della classe. Ma, ad un certo punto, il vostro amico puntando il dito su un ragazzo esile, mingherlino, basso di statura ma dal viso spigliato, dice: ”Lo ricordi Paolo Strati?”. Voi vi stranite per un attimo, pensando che egli si stia sbagliando, meravigliandovi anche di come faccia a non ricordarsi di un personaggio tanto curioso e singolare come “Paulu a farvetta”. Poi però continua dicendo: ”Erano memorabili i suoi salti da quelle alture che solo lui aveva il coraggio di scalare …”. Solo a questo punto capite che state parlando della stessa persona, riconducendo l’aneddoto, raccontato dal vostro amico, alla più spiccata caratteristica di questo famoso “Paulu a farvetta”, così nominato proprio per la sua imparagonabile capacità di “volare” dai più alti pendii presenti nelle vecchie campagne del paese, simile ad una capinera. Ma prendiamo ancora in esame un altro caso; supponiamo ora che un perfetto sconosciuto, incontrato per strada, vi chieda alcune informazioni su un tale Paolo Strati … completamente ignari di chi stia parlando, lo congedate certi di non conoscere la persona che il tizio stava cercando; del resto voi conoscete “Paulu a farvetta” e non Paolo Strati. Ecco … questi analizzati sono solo alcuni di una miriade di esempi esistenti di come, quello che viene propriamente indicato come soprannome, sia un elemento di identificazione di gran lunga superiore allo stesso nome anagrafico. Una tendenza questa che affonda le sue radici in epoca romana (ereditata poi dalla cultura del nostro tempo) e nata per la necessità di una maggiore distinzione tra le classi sociali sicché, agli antichi gentilizi, si sono aggiunti i cosiddetti agnomina e supernomina, diventati col tempo dei veri e propri cognomi. Aldilà del dato puramente storico, i soprannomi sono carichi di un indiscussa valenza informativa sugli usi e costumi popolari, essendo il riflesso di un “incontaminata” e ingenua mentalità(quella popolare appunto) che fissa, con intendimenti di varia natura o significato, qualità e difetti fisici e morali, circostanze e situazioni, atteggiamenti e tratti caratteristici con la conseguente nascita di nomignoli affettivi o caricaturali. Basta un semplice pretesto, un qualsiasi nonnulla a suggerire la creazione di un soprannome. Marilena Matina SABINI: è il nomignolo con cui viene identificata la mia famiglia. Essi costituiscono una delle più antiche razze della penisola italica, comparsa intorno al secolo decimo-nono; il nome sembra derivi da Sebo, figlio della principale divinità dei Sabini. Provenendo dalle regioni più impervie dell’Appennino centrale e meridionale, i Sabini si stanziano, intorno al sesto-quinto secolo, lungo il basso Tevere e, con l’andare del tempo vengono direttamente a contatto con la nuova città di Roma, fondendosi con i romani e diventando loro stessi cittadini romani ma soprattutto portando con sé l’indole tenace, il temperamento austero proprio delle popolazioni montanare. A quanto pare la severità e l’intransigenza dei miei avi hanno dato spunto alla nascita del soprannome SABINI.
LUPPINARI: è il soprannome che porta la famiglia di Mimma Lococo; pare infatti che la mamma di suo nonno Giuseppe Lococo (Caterina Carrà, originaria di Zammarò) insieme ad altre due sorelle (Maria e Grazia), vendessero “luppini”. Da qui il “nome d’arte” LUPPINARI.
PARAVATI: col passare degli anni ecco come può essere fuorviante un soprannome e che potrebbe portare, a chi lo analizza superficialmente, a trarre conclusioni sbagliate. Prendiamo il caso di PAULU I PARAVATI, il nostro caro concittadino Paolo Defina la cui famiglia porta da generazioni questo soprannome. Sembrerebbe semplice trarre la conclusione che i suoi avi provenissero da quel piccolo centro, poco distante da noi, dove è nata e vive Natuzza Evolo. Invece così non è. Gli avi di Paolo Defina coltivavano delle terre nella valle di Mesima; l’appezzamento di terreno confinante a sud col loro, era coltivato da una famiglia di Paravati. Per identificare gli avi “d’u zi Paulu”, essendo il cognome Defina molto comune, gli stefanaconesi dell’epoca li indicavano come quelli “chi hannu a terra vicinu a chiji i Paravati”.
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Ultimo aggiornamento il 26/09/2012