Ultimamente uno degli argomenti più
trattati da giornali e TG è stato quello
della “MONNEZZA” in Campania: ci siamo
abituati a veder sfilare sullo schermo
montagne e montagne di immondizia,
soprattutto nei momenti meno opportuni
(durante i pasti!). Poteva quest’ultimo
fatto passare inosservato sotto gli
occhi dei prof? No di certo, come
dimostra questa ricerca! Con la
professoressa Elisabetta Ingenito
(insegnante di matematica e fisica nel
triennio del corso F), ne abbiamo
discusso molto nell’ambito fisico;
abbiamo notato soprattutto che ci sono
vari modi per smaltire l’immondizia,
alcuni dei quali poco inquinanti e, cosa
più importante, a costi relativamente
bassi rispetto a quelli tradizionali.
La mia
ricerca parla delle “DISCARICHE ABUSIVE”.
Dopo aver cercato qualche notizia di
carattere generale, ho approfondito
l’argomento per quanto riguarda il
territorio del mio paese.
Discariche
abusive
Purtroppo
esistono numerose discariche abusive
(inquinanti e pericolose), non controllate,
spesso connesse con attività mafiose
(ecomafie).
L’articolo 192 del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n.152 (Norme in
materia ambientale) vieta "l’abbandono e il
deposito incontrollato di rifiuti sul suolo
e nel suolo", e "l’immissione di rifiuti di
qualsiasi genere, allo stato solido o
liquido, nelle acque superficiali o
sotterranee". Chi non rispetti la norma è
punito con sanzioni amministrative
pecuniarie; invece la discarica abusiva vera
e propria, ovvero l’attività di raccolta,
trasporto, recupero , smaltimento, commercio
ed intermediazione di rifiuti senza
autorizzazione (trattandosi in questo caso
di un reato penale vero e proprio) è punito
con l’arresto.
In Calabria
sono 447 i siti di smaltimento di rifiuti
non autorizzati; e anche l’estensione delle
aree utilizzate come pattumiere a cielo
aperto – 1.655 chilometri quadrati su un
territorio che ne conta appena 15.080 – sono
davvero troppi.
Il numero delle discariche abusive è
inferiore solo a quel 599 della Puglia e al
541 della Lombardia. Ugualmente negativo è
il rapporto tra siti attivi (81) e non
attivi (3667), così come la proporzione tra
discariche bonificate (19) e non bonificate
(428).
Essendo
l’argomento “ABUSIVO”, non sono riuscita a
trovare molto materiale su cui lavorare;
perciò, con l’aiuto del geologo Giuseppe
Lococo, mi sono recata di persona sui
territori dove giacciono delle discariche
abusive.
Stefanaconi:
11 - 12 gennaio 2008
Località “San
Soste”: sia la strada superiore che
quella inferiore sono caratterizzate da
cumuli di immondizia, che incorniciano un
po’ tutto il luogo e particolarmente
l’avvallamento che si trova tra la strada
che dal paese porta fino alla vecchia cava.
Qui si trovano soprattutto pneumatici di
auto buttate nottetempo, anche se molte sono
occultate dalla vegetazione che è cresciuta.
Ma l’immondizia non comprende solo ruote;
come per tutte le altre: frigoriferi, cucine
e purtroppo batterie esauste in abbondanza.
Questa discarica “è nata” circa due anni fa,
ma, dalle parole di Giuseppe: “Il fatto è
che appena una persona butta qualcosa in un
posto come questo diventa subito un nucleo
di espansione, perché la gente crede che è
un posto dove poter sbarazzarsi del
materiale inutile che si ritrovano in casa”.
A San Soste c’è una piccola fontana: come
intuibile è inquinata. Questa è formata da
una falda acquifera molto superficiale, che
perciò non ha la capacità di depurarsi dai
diversi residui inquinanti, causati oltre
che dalle infiltrazioni delle vicine
discariche anche dall’uso dei fertilizzanti
usati nei campi. Ho portato un campione di
quest’acqua al tecnico del laboratorio di
chimica: dalla sua analisi è risultato che
nell’acqua sono presenti sostanze quali
solfati, nitriti, cloruri, fosfati e
ammoniaca: tutte sostanze presenti nei
fertilizzanti come previsto oltre alle
sostanze nocive che si infiltrano nel
terreno a causa delle discariche.
Località “Gurniola”
(tra la strada che congiunge Stefanaconi a
S. Onofrio): questa (se è lecito dirlo) è la
situazione peggiore che ho visto nella mia
ricerca. Come per tutte le altre,
l’avvicinamento ad una discarica è
caratterizzato dai tanti rifiuti che
incorniciano ambo i lati della strada. La
discarica vera e propria è di circa 100.000
metri cubi di spazio, anche se è occultata
(ma non del tutto invisibile) da strati e
strati di terreno. Il luogo poi è
caratterizzato dalle incisioni dei ruscelli
formati dalle piogge, e che drenano tutti
verso il fiume Mesima. Le piogge, filtrando
attraverso il terreno, siccome quest’ultima
discarica non è costruita adeguatamente
(senza il fondo impermeabile), dopo aver
raccolto elementi di grande capacità
inquinante, defluiscono tutti verso il
Mesima che ormai dovrebbe essere
completamente inquinato.
Tangenziale EST di Vibo Valentia:
riguardo a questa nuova strada, ho avuto il
grande dispiacere di notare che, oltre ad
aver distrutto e indebolito fortemente la
costiera, che delimita il confine tra
Stefanaconi e Vibo, viene utilizzata per
differenti scopi, quali: gare
automobilistiche e naturalmente per
l’abbandono dei rifiuti. Gran parte
dell’immondizia che si trovava qui però è
stata portata via dall’erosione, e adesso è
nascosta dalla nuova vegetazione o da
qualcuna delle frequenti frane.
Pajeradi:
questa è una discarica vecchia, ormai chiusa
dopo la realizzazione della strada. Anche
qui c’è il problema della falda inquinata
che logicamente defluisce verso il Mesima!
Giuseppe mi ha spiegato che il luogo ideale
per la formazione di una discarica è proprio
un luogo come quest’ultimo: “Incisioni del
genere, abbastanza profonde, a distanza di 3
o 4 Km dai centri abitati sono stati gli
ambienti ideali per accogliere tonnellate e
tonnellate di rifiuti nell’incuranza di
tutti…” E poi, forse la cosa che non
interessa affatto ai “nemici dell’ambiente”,
è che sullo strato di terra, che a mano a
mano viene depositata sull’immondizia, viene
coltivato foraggio per gli animali: così,
secondo il ciclo biologico, le sostanze
prima si depositano nel raccolto, poi nella
carne di quei poveri animali a cui è
somministrato, e infine anche a noi.
Ho chiesto a
Giuseppe se nel nostro territorio ci sono
residui di sostanze radioattive: “Questa è
una domanda a cui è molto difficile
rispondere, ma le notizie di questi ultimi
anni stanno a significare che nel nostro
territorio qualcosa di strano c’è…” Mi ha
spiegato che spesso e volentieri nei luoghi
meno accessibili (soprattutto vicino
all’autostrada), dopo qualche temporale sono
spuntati fuori dei bidoni in alluminio e
metallo sigillati. Inoltre mi ha spiegato
che per verificare la presenza di sostanze
radioattive basterebbe qualche contatore
GEIGER (strumento utile per misurare le
radiazioni di tipo ionizzante, in
particolare quelle provenienti da
decadimenti di tipo Alfa, Beta e Gamma;
costituito da un tubo contenente un gas a
bassa pressione dove è inserito un filo
metallico). Ma il fatto è che questi
controlli non sono mai stati fatti perché in
gioco ci sono grossi interessi anche da
parte della mafia che, avendo allacci con le
industrie del nord e portando i rifiuti qui
al sud, ha fatto molti soldi.
Un altro
forte problema è che ovunque ci sono persone
che hanno un reddito basso e che per meno di
100 € portano in queste discariche abusive i
rifiuti di industrie locali (che dovrebbero
pagare molto di più in una discarica
adeguata); il più delle volte poi, come ho
constatato di persona alla “Gurniola”,
bruciano l’immondizia contribuendo alla
diffusione di DIOSSINA, agente altamente
cancerogeno.
Si sa che i
materiali più inquinanti sono batterie
(composte da cadmio, piombo, metalli
pesanti), frigoriferi, materiali in plastica
e in amianto, ovviamente tutti presenti
nelle discariche che ho visitato
accompagnati da carcasse di auto, mobili
vari, inerti, pneumatici…
La cosa che
più mi ha colpito da questo studio, è che ho
capito che la gente non è abituata a
considerare il territorio; ogni buco è una
potenziale discarica…
La bonifica
di questi siti sarebbe un’operazione
tutt’altro che semplice; prima di tutto
perché i materiali presenti in discarica
sono molto eterogenei, per la bonifica
bisognerebbe classificare tutti gli oggetti
in base alla loro composizione, operazione
estremamente difficile; e poi perché tutto
avrebbe un costo economico altissimo in
quanto tutto il materiale dovrebbe essere
portato in una discarica controllata.
Facendo un esempio, un paese di circa 3000
abitanti come il mio, avrebbe enormi
difficoltà a sopportare tutte le spese che
comporterebbe una bonifica: spese per
l’accettazione nel nuovo sito
dell’immondizia, spese per effettuare la
pulizia delle ex discariche abusive, e spese
per il trasporto. Ma in fondo il vero
problema è quello che riguarda i politici.
Si sentono troppo spesso notizie di
finanziamenti vari, ma alla fine questi
finanziamenti non arrivano mai a
destinazione… Forse hanno paura, “tanto è
una cosa impossibile”… Io credo solo che sia
una cosa difficile e lunga; difficile…ma non
impossibile!
Maria Assunta
Bruzzano IV F