Randello/ tovaglia di testa/ vancali

 

Tovaglia che le donne portavano in testa, dopo un complesso lavoro di piegatura che le faceva acquistare un aspetto caratteristico; ne esistevano almeno due versioni, una più leggera, chiamata randello, “randeju” nel dialetto locale, l’altra più pesante, chiamata “vancali” .  “… Un paro di Lenzola di tela dell’otto, di canne sette, con le vitte ruggie. Una coverta di cottone impennacchiata. Due cammise femenine nove. Un dobretto di canne quattro. Un randello. Due mantella. Quattro tovaglie di pane ricariche nove. Quattro tovaglie di faccia nove. Quattro tovaglie di mangiare nove. Due canne di serviteti a piparello. Due tovaglie di mezz’olanda di Cascia…” (Antonino Chiarello del Casale di San Costantino, pertinenze della Terra di Francica, 1.5.1661, folio 9 a tergo). “… Un sproviero di tela delli novi di canne tredici con vitte di paula bianche. Un matarazzo pieno di lana paesana novo. Un Saccone ricarico novo. Un paro di Lenzola nove con vitte di paula. Una saia scosta di canne quattro di Capicciola a rosa secca. Una sabauda ricarica nova. Una Carpita di lana. Due cammise nove. Tre faldali. Tre randella. Due mantella. Due sacchi. Una Cramasta di ferro…” (Antonino Chiarello del Casale di San Costantino, pertinenze della Terra di Francica, 1.5.1661, folio 9 a tergo). “… Un cosidetto randello di suso, e tovaglia tinta del valore di ducati sei e mezzo… Tovaglie di testa numero quattordeci, dieci di mosolino, due di lino, e due di organzina, del valore di ducati sei, e mezzo…”  (Nr Antonio Massara di San Calogero/ Rombiolo, 1.7.1850).  “… Tovagli di testa numero dodici, ed una di lino, tutti novi, ed un randello di suso, ed una tovaglia nera di Cotone…” (Nr Giuseppe Pupa di Limbadi, 18.1.1852).