Olive in frasca
Le olive che le piante di un determinato terreno potevano produrre mediamente, tenuto conto del loro sviluppo e della loro qualità. La loro stima, effettuata soprattutto attraverso un esame attento del fogliame, o “frasca”, poteva ovviamente farsi, e si faceva, in qualsiasi periodo dell’anno, anche in assenza di “olive pendenti”; essa serviva soprattutto a stabilire il valore del fondo su cui sorgevano le piante. “… impetrare dall’istessa Corte per poter permutare la sudetta Coltura in patrimonio a beneficio del predetto Clerico Signor Francesco Andrea Ballarano con un oliveto di capacità di tumulate cinque in circa, che l’istesso tenea in patrimonio, con macine trentadue d’olive in frasca, così stimato da Giovanni Fiarè di detto Casale di Zammarò, e da Francesco Lazaro del Casale di Piscopio, estimatori per ambe le parti amicabilmente eletti, sito, e posto detto Oliveto nelle pertinenze di detto Casale di Santo Gregorio Superiore, in Loco detto la Badia Vecchia, seu Le quercie, e propriamente dove v’era il molino, hoggi diruto, che possedeva il quondam Signor Filippo di Nardo… Libere in presenza nostra quo supra nomine esso Signor Abbate Pignataro vende, et aliena, ac titulo venditionis, et alienationis praedictae per fustim, seu quasi Jure proprio, et in perpetuum||, dona, cede, renuncia, et assegna|| al detto Signor Don Giuseppe Avignone presente, et bona fide emente, suoi Eredi, e successori||, detto Oliveto, e parte di detto piede d’oliva contigua fra detto Limito, ut supra situato, e limitato, cum Juribus||, e così franco||, eccettuatone delli detti cinque piedi d’olivo d’essa Venerabile Cappella del Santissimo Sacramento di questa Città, quali si framezzano con detto Oliveto ut supra. E questo per l’ultimo, finito, e convenuto prezzo di docati duecento, e quattordici de carolenis||, alla ragione di docati sei, e grana sessantanove la macina, ch’in tutto dette macine trentadue d’olive ascendono a detta somma di docati duecento, e quattordici, in conformità della stima fatta da’ sudetti apprezzatori communemente eletti…” (Nr Ignazio Perna di Monteleone, 18.4.1713). “… ed essendosi di già fatto il Caso della Morte di detto Signor di Casuscelli, si convenne Esso Signor Don Rosario assegnarli detta somma di ducati duecento in tanti beni stabili, per complimento di detti ducati mille, e cento, qual è videlicet uno stabile di Capacità di tumolate quattro in circa, e per quant’è, sito, e posto in pertinenze di detto Rumbiolo, alborato intorno, con piedi d’olive macine venti in circa in frasca, luogo detto lo Bianco, limito lo Signor Tomaso Gallizzi, Signor Antonio Lo Torto di Rumbiolo, fiume Corrente, e via Convicinale, mezzo piede d’oliva è della Chiesa Parochiale di Rumbiolo, sopra quale stabile v’è il peso di censo enfiteotico perpetuo d’una mezzarola di grano bianco alla rasa a detta chiesa Parochiale, del resto franco, e libero, stimato da Don Pietro Vangeli del Casale di Moladi, distretto di Mesiano sudetto, per ducati duecento, e diece, cioè macine venti d’olive in frasca per ducati cento venti, alla raggione di ducati sei la macina, e dette tumolate quattro, e mezza di terra aratoria per ducati novanta, alla raggione di ducati venti la tumolata, che in tutto fanno detta somma di ducati duecento, e diece, delli quali dedotti ducati quindeci di detto censo enfiteotico di detta mezzarola grano bianco, restano ducati cento novantacinque, e bisognerebbero altri ducati cinque per farsi il complimento della Sopra cennata Somma di ducati duecento, quali detto Signor Don Rosario promesse darli in danaro Contanti, e complire detti ducati duecento assieme colla rata del frutto a die Mortis d’Esso Casuscelli…” (Nr Nicola Lo Schiavo di Monteleone, 29.8.1742). “… e possedendo all’incontro detto Reverendissimo Signor Arcidiacono Taccone di sua robba propria, acquistata per titolo di compra, due fondi stabili nominati L’Orto e Li Caldarari, siti, e posti nelle pertinenze del Casale di Santo Pietro, distretto di questa Città di Mileto, di capacità tumolate otto in circa, alborati di celzi bianchi, olive, ed altri alberi fruttiferi, e suo pergolato, limito li beni di questa Menza Vescovile di Mileto, via publica, ed altri confini se ve ne sono, franchi, e liberi detti fondi d’ogni peso, cenzo, servitù||, serrato detto orto di mura di pietre a secco, e sepe bene custodito, e consistenti le dette olive poste in detto orto in due macine circa di frasca, oltre altri piedi sette di olivarelli di avanzo, che attualmente l’un e l’altro possono scendere alla quantità di tumola otto di olive in frasca, secondo l’uso di questo Territorio di Mileto…” (Nr Giovanni Geronimo Marsico di Altilia, abitante a Mileto, 19.4.1762).