DIACONO SELVAGGIO

 

Nel suo pregevole lavoro “In Calabria tra cinquecento e ottocento”; Jason Editrice, Reggio Calabria 1994, così, Antonio Tripodi scrive, tra l’altro, a pagina 53: ”Si legge nel sinodo celebrato l’anno 1702 da mons. Lorenzo Ibanez, vescovo di Tropea, che i diaconi selvaggi sono uomini che, senza pretendere mercede alcuna, sono a servizio della Chiesa; fruiscono del privilegium fori, non hanno ordini sacri, sono agli ordini della nostra Curia e sono addetti ai servizi più umili nella Chiesa .Nella relazione di mons. Alfonso Pisano, arcivescovo di Santa Severina, redatta l’anni 1603, fu scritto che l’officio loro è polir le Chiese, sonar le campane, alzar li mantici dell’organo, andar per corrieri per servitio della Chiesa et della Corte per tutta la Diocese, intimar l’ordini, citare, carcerare, custodire le carceri, eseguir le pene et esser ministri della giustizia ecclesiastica et haver cura dell’osservanza delle feste, non solo per le terre, ma per le campagne, et far altri simili bassi servitii. Et questi, doppo morta la prima, pigliano più mogli et han figliuoli, et tanto essi, quanto le mogli, per antico solito, et da tempo che non vi è memoria di huomo in contrario, sono del foro ecclesiastico et godeno la libertà, immunità et privilegi clericali come persone ecclesiastiche.