Ad pompam
“Per pompa”, cioè per pura ostentazione; dote “ad pompam” era chiamata quella di cui si maggiorava falsamente l’entità, in modo che la famiglia dotante apparisse molto più ricca di quanto in realtà non fosse. “… dichiaro, e testifico qui sottoscritto Don Francesco Antonio Lacquaniti di Ionadi, Figlio legitimo, e naturale del quondam Don Giovanni, come avendo contratti Sponzali per verba de futuro colla Signora Donna Lùccia Brancia, e per essa col Signor Don Tomaso Suo Padre, e quelli intendo contrarre per verba de praesenti, servata la forma della Santa Romana Chiesa, e perché si dovranno stipulare li Capituli Matrimoniali, ossia Alberano, o promissione di dote, quali per miej giusti fini, ed ad pompam, devono apparire nel modo seguente, cioè nella Somma di docati mille, e Settecento ad uso di Dote, quando la Verità si è che il Sudetto Signor Don Tomaso, per il matrimonio felicissimo, che s’avrà da contraere fra me, e la Sudetta Signora Donna Lùccia, seu Pavoluccia Brancia, solamente è obligato darmi Docati quattrocento cinquanta di contanti, Docati quattrocento di Cenzi perpetuj, ad uso di docati Sei a Tarì, Docati trecento cinquanta ad uso di Dote, consistente in mobili, ed Oro, estimandolo da communi esperti, ad uso di dote, quali sono mille e duecento. E alcuni vestiti del modo seguente per dono, e rigalo gratujto estra dotem: Andrè due, Lisci, uno Negro, e l’altro Acquamari, poco usati. Uno Vestito di druetto Sgarlato, consistente in faldiglia, e Canduscio, usati. Un Canduscio acquamari, e faldiglia, poco usati. E per essere così la Verità, che ci siamo convenuti pella Dote, come sopra, jo sottoscritto futuro Sposo casso, ed annullo li Sudetti Capitoli Matrimoniali faciendi in forma publica, e per qualsivoglia Notare, e solamente voglio che vaglia la presente Carta Firmata di me, e di Don Tomaso mio futuro Socero, e così deve complire alla Dote, come fu annotato nella presente Scrittura, firmata di mia propria Mano, e di detto Don Tomaso mio Socero, in presenza delli Sottoscritti Testimoni, e Notar Reggio…” (Nr Domenico Brancia di Nicotera, 14.8.1752, folio 31 a fronte (allegato). “… non sono dovuti perché furono a pompa dotati…” (Nr Luigi Inzitari Cannella di Francica/ Mileto, folio 21 a fronte).